Ho visto un quadro del Botero e mi ha evocato subito dei pensieri riguardo la famiglia. Viaggiando con la mente mi è venuto in mente il principio di tutto, ovvero quando ho cominciato ad avvicinarmi alla psicologia familiare. Erano gli ormai lontani, anni della specialistica, esame di psicologia sociale delle relazioni familiari. Amore a prima vista. Studiai quell'esame come si legge un libro di avventura, tutto di un fiato e con una curiosità che sembrava fame. Il libro che mi colpí di più fu un testo di Valeria Ugazio, Storie Permesse e Storie Proibite. Parlava di famiglie e di come i significati comunicativi al loro interno influenzassero poi la comparsa di un sintomo da parte del cosiddetto paziente designato. Squisitamente sistemico. Da quel momento in poi mi sono incuriosita sempre più rispetto alle dinamiche interne alle famiglie. Perché sapete non è mai un solo componente, tutto è profondamente connesso. Come si dice il battito d'ali di una farfalla crea uno tsunami dall'altra parte del mondo. Questo vale anche per i cambiamenti. Il paziente designato così alcuni lo definiscono, si fa carico di un compito che è quello di portare alla luce il modo di funzionare di quella famiglia. Ecco perché non è mai solo il singolo, ma il funzionamento dell'intero sistema che fa sì che tutto funzioni o non funzioni (o meglio funzioni in maniera disfunzionale). È importante far si che si punti il focus della terapia sulla famiglia, sul mettersi in gioco di tutti i componenti. Questo promuove un cambiamento, un'evoluzione e una capacità di individuarsi da parte dei membri che ne comporta il progresso. La possibilità di trovare nuovi equilibri dipende dal singolo in rapporto con gli altri. .
. . Buon Lunedì ❤️
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