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Farmaco Si o Farmaco No?

Eccomi tornata dopo parte di queste feste particolari. Recentemente mi avete chiesto di parlare di alcuni argomenti che vi incuriosivano, così in questi giorni ho approfittato per fare qualche riflessione in merito. Oggi vorrei parlare dell'uso degli psicofarmaci. Posto che non sono un medico e non mi permetterei mai di mettere bocca su un lavoro che non è il mio, vorrei riflettere invece, da terapeuta in formazione, sul lavoro di rete che si può fare tra figure professionali affini. La domanda che spesso ci si pone è farmaco si o farmaco no? Per quanto mi riguarda non sono contro il farmaco. Prima di tutto perché non spetta a me dirlo, ma è una valutazione che deve essere fatta da uno psichiatra, possibilmente in lavoro di equipe. In secondo luogo le problematiche (se così vogliamo chiamarle ) a livello psichico possono avere differenti sfaccettature e gravità. Quando la condizione della persona compromette la vita quotidiana, totalizza e invalida quest' ultima nelle attività di ogni giorno, diviene necessario intervenire per placare una sofferenza dirompente e totalizzante. Ricordo che il mio prof mi disse un giorno a riguardo, quando uno sta annegando ed è pieno di angoscia, non entra nulla, prima bisogna abbassare il livello dell'acqua e farlo respirare per poter far entrare qualcosa. E questo esempio mi ha sempre accompagnato, perché mi ha offerto proprio una visione nitida di come ci si sente quando si è nel mezzo dell'uragano. Non c'è spazio per altro. Spesso si è invasi dall'angoscia e dal disagio, non esiste un possibile spazio di ragionamento. Ed è qui che il farmaco è importante. Il farmaco permette alla persone di abbassare quel livello di angoscia pervasiva che non la fa essere presente a se stessa e le consente di poter iniziare a ragionare e fare un percorso su di sé. Accompagnato ad una psicoterapia è un grandissimo aiuto. Consente liberta di azione, di ragionamento che altrimenti sarebbe impensabile. Ovviamente questo implica che il suo utilizzo non sia finalizzato solo all'eliminazione del sintomo, anche perché sarebbe come sotterrare il problema e fare finta che non esista, condannandosi ad una schiavitù eterna. Il ragionamento sul significato del sintomo è essenziale. Il sintomo è il nostro migliore amico, ci permette di fare un movimento, di ragionare sul suo significato, su cosa il nostro corpo e la nostra mente ci stanno comunicando su di noi. Esso non può che essere ingombrante e totalizzante! Se no chi lo ascolterebbe? Non può essere ignorato! La prorompenza ê ciò che lo rende tale! Va specificato che ci sono delle patologie molto gravi che richiedono lunghi periodi di utilizzo dei farmaci, che consentono alla persona di vivere una vita dignitosa, ma sottolineo che quando c'è una necessità a livello psichico è essenziale la psicoterapia, come il dentista per una carie o un fisioterapista per una contrattura. Quindi in sintesi ben venga il farmaco, non fine solo a se stesso, ma accompagnato da un lavoro mirato ad un evoluzione personale. Poi ci sarebbe anche un lungo ragionamento da fare sul vantaggio di rimanere ancorati ad un farmaco, fermi come monoliti. Affrontare grandi sofferenze provoca ovviamente dolore e comporta tanto sacrificio, per cui, come sempre, nessun giudizio, ma solo e sempre tanta comprensione. Buone feste ❤️


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