Oggi mi è venuta in mente una frase o meglio una domanda del mio prof, e volevo condividerla con voi.
Quando proviamo una forte emozione, molto spesso, rabbia, paura, dolore e simili...ed attribuiamo la causa ad un'altra persona, perché non pensiamo sempre: "Cosa sta dicendo quella persona e quell'emozione A ME, DI ME?" Per me questa frase è diventata una sorta di mantra, che mi ripeto in tantissime situazioni e che mi aiuta ad accogliere le varie emozioni più intense del solito che spesso ed aggiungerei, fortunatamente provo.
Capita a volte, che avvenga una sorta di dissociazione dalle proprie emozioni, cioè attribuisco la causa all'altro.
Il ragionamento o meglio questo meta-pensiero (pensiero sul pensiero), che è all'interno della succitata domanda, mi permette spesso di fare una profonda analisi interiore, che mi aiuta tanto, anche e sopratutto nel mio lavoro.
Ogni qual volta provo una forte emozione mi faccio la fatidica domanda. "COSA DICE A ME DI ME?" Questo processo mi consente di differenziare quello che è "mio" da quello che "appartiene all'altro" e capire anche quanto sto "proiettando"(passatemi lo psicotermine) di me sull'altra persona.
È "roba mia / è roba sua", detto in termini spicci.
A quel punto direziono il riflettore su di me.
Mi aiuta a conoscermi di più, ad accogliermi in tutte le mie sfaccettature.
Allo stesso tempo mi permette di entrare davvero in contatto con un "altro da me", di "essere ed esserci", differenziandomi e non frappormi tra me e l'altro, saturando tutto lo spazio in quella relazione con la mia carica emotiva.
Questo processo lo applico in tutte le mie relazioni ed è stata un concreto aiuto sia professionalmente che a livello umano.
Spero di avervi dato degli spunti di riflessione.
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