top of page
Immagine del redattoreGiulia Masia

Dopo di Me

Ormai, da circa 7 anni mi sono immersa nel mondo della diversità, in particolare di quello delle persone con disabilita.

Io amo la diversita, mi attira proprio, la ricerco, mi è di stimolo.

Ma non voglio parlare di questo in specifico, ma del mondo che sta attorno e che spesso risulta in secondo piano, ma di fatto non lo è. Sto parlando delle persone che si prendono cura, genitori, fratelli, parenti e chiunque abbia questo onere e onore, diciamocelo chiaro e senza sensi di colpa. Avere un parente, figlio, fratello con disabilità è un dono inestimabile che di regala una sensibilità che forse in altri modi non si sarebbe mai potuta toccare, ma allo stesso tempo è un pesante zaino da portare con tutte le preoccupazioni che ne derivano.

Ci sono tantissime componenti emotive che entrano in gioco e che solo chi è al di dentro potrà comprendere forse del tutto.

La cosa che spaventa di piú è: come farà mio figlio quando io non ci sarò più? Chi si prenderà cura di lui/lei? Che succederebbe se io stessi male? Posso lasciare un tale impegno agli altri miei figli?

Fino ad arrivare a sentirsi in colpa, molto ferocemente, anche solo per aver immaginato una vita diversa per se e per il proprio caro.

Questi sono pensieri che ci si può autorizzare a fare sapete?

Sono funzionali a diversi livelli.

Ci sono molteplici vie per pensare di vivere la vita in modo più sereno possibile.

Autorizzatevi ad ascoltarvi, ogni parte di voi. È possibile pensare di non chiudersi e ripiegarsi su se stessi, creare una rete, sostenersi a vicenda e questo succede attraverso la condivisione. Creare rete attorno a sé può aiutare, condividere la propria esperienza può essere di stimolo per tanti che magari sono nella stessa situazione.

Come dico spesso e riguardo tanti temi, non siete soli.

.

.

.

A presto ❤️



0 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


Post: Blog2_Post
bottom of page