Ormai, da circa 7 anni mi sono immersa nel mondo della diversità, in particolare di quello delle persone con disabilita.
Io amo la diversita, mi attira proprio, la ricerco, mi è di stimolo.
Ma non voglio parlare di questo in specifico, ma del mondo che sta attorno e che spesso risulta in secondo piano, ma di fatto non lo è. Sto parlando delle persone che si prendono cura, genitori, fratelli, parenti e chiunque abbia questo onere e onore, diciamocelo chiaro e senza sensi di colpa. Avere un parente, figlio, fratello con disabilità è un dono inestimabile che di regala una sensibilità che forse in altri modi non si sarebbe mai potuta toccare, ma allo stesso tempo è un pesante zaino da portare con tutte le preoccupazioni che ne derivano.
Ci sono tantissime componenti emotive che entrano in gioco e che solo chi è al di dentro potrà comprendere forse del tutto.
La cosa che spaventa di piú è: come farà mio figlio quando io non ci sarò più? Chi si prenderà cura di lui/lei? Che succederebbe se io stessi male? Posso lasciare un tale impegno agli altri miei figli?
Fino ad arrivare a sentirsi in colpa, molto ferocemente, anche solo per aver immaginato una vita diversa per se e per il proprio caro.
Questi sono pensieri che ci si può autorizzare a fare sapete?
Sono funzionali a diversi livelli.
Ci sono molteplici vie per pensare di vivere la vita in modo più sereno possibile.
Autorizzatevi ad ascoltarvi, ogni parte di voi. È possibile pensare di non chiudersi e ripiegarsi su se stessi, creare una rete, sostenersi a vicenda e questo succede attraverso la condivisione. Creare rete attorno a sé può aiutare, condividere la propria esperienza può essere di stimolo per tanti che magari sono nella stessa situazione.
Come dico spesso e riguardo tanti temi, non siete soli.
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A presto ❤️
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