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Immagine del redattoreGiulia Masia

Accogliersi

Riflettevo sull'espressione "lottare contro le proprie paure", "lottare contro i propri mostri", "lottare contro i propri istinti", "lottare contro quello che non ci piace di noi". È il termine lotta che mi fa pensare. 

Ognuno di noi è multisfaccettato, ha tanti aspetti interiori ed esteriori che possono soddisfare o meno, ma lottare ha veramente senso? 

Cosa succederebbe se sostituissimo la parola lottare con "accogliere"? Siamo inseriti in un contesto sociale dove la morale comune dice che o sei nero o sei bianco. Il grigio non esiste. 

Se dici A, il giorno dopo non puoi fare B, pena il pubblico ludibrio e/o una squalifica pesante da e verso noi stessi. 

Non esiste più la possibilità?


Tutto questo alimenta sentimenti molto forti come il senso di colpa.


La cosa che ho sempre trovato più dolorosa è che, come mi diceva sempre qualcuno, i giudici più severi con noi, siamo noi stessi. 

Attraverso l'approccio sistemico ho imparato ad uscire dal modo di ragionare così detto lineare, mettermi dei nuovi occhiali che mi permettono di vedere il mio mondo da nuovi punti di vista.


L'accogliere, come lo intendo, non è un lavarsi le mani dei nostri lati più ostici, ma una presa di coscienza, una responsabilizzazione, non giudicante e punitiva, ma propositiva.


Non partire col presupposto severo di trasformare parti di noi, di eliminarle, sopprimendole, mentre invece le trovo fondamentali, ma abbracciare la nostra fragilità prendendone atto. 

Così magari si apre la possibilità di diventare piloti e non spettatori passivi di noi stessi.


Così forse, è pensabile un'evoluzione ed è allora che si può imparare a darsi tutte le possibilità che si vuole.


Quindi dico, sperimentiamo, facciamo tutto e il contrario di tutto, diamoci delle possibilità, siamo incoerenti, rivoluzioniamoci.


Siamo liberi. ♥️


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